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"L'apostolo delle genti"
Paolo di Tarso
(ca. 10 a.C. - ca. 68 d.C.)
Paolo, "l'apostolo delle genti" nacque cittadino romano e predicò il Vangelo ad ebrei e gentili. Il suo stretto legame con i primi cristiani italiani è evidente dall'epistola ai "santi" di Roma. Paolo passò alcuni anni sul suolo italico e morì decapitato a Roma, sotto Nerone, intorno al 67-68.

Rembrandt: Autoritratto come Paolo apostolo

Rembrandt van Rijn (1606-1669), "Autoritratto come Paolo apostolo" (1661), olio su tela, cm 93 x 79, Rijksmuseum, Amsterdam.

UNA BREVE BIOGRAFIA

Saulo (Sha'ùl) nacque a Tarso (Atti 22:3) capitale della Cilicia (attuale Turchia) da genitori ebrei (discendenti dalla tribù di Beniamino) di osservanza farisea (Romani 11:1; Filemone 3:5). Fin dalla nascita accanto al nome giudaico di Saulo ebbe il nome romano di Paolo ("piccolo") (Atti 13:9). La data della nascita di Paolo può esser fissata tra il 5 e il 15 d.C.

     La città di Tarso si trovava al crocevia di diverse culture: comunicava con il settentrione e con l'occidente rappresentato dalla Grecia ellenistica, era aperta sull'oriente mesopotamico e al porto che si trovava alla foce del suo fiume approdavano le navi provenienti dall'occidente Romano. Era dunque un centro cosmopolita nel quale convivevano la cultura greca e la tradizione e la mentalità proprie della cultura semitica. Era sede di un'univerità famosa per le facoltà di filosofia e letteratura.

     Il fatto che Paolo che avesse una sorella sposata a Gerusalemme (Atti 23:16) ha indotto alcuni a concludere che tutta la famiglia si sia trasferita a Gerusalemme quando Paolo raggiunse la città da giovane.

     Paolo fu circonciso, venne educato e istruito nell'osservanza della legge ebraica, la Torah scritta e orale; imparò a parlare correntemente sia il greco che la lingua ebraico-aramaica; (Atti 21:40; 26:14) ebbe una formazione culturale aperta agli influssi della cultura ellenistica che nella sua città era fortemente radicata e rappresentata da illustri personaggi. Aveva la cittadinanza di Tarso e quella romana e questo privilegio gli fu utile nei viaggi missionari.Di mestiere era tessitore di tende.

     Fisicamente doveva essere piccolo, grasso, calvo, abbruttito inoltre da ciglia spesse e naso enorme ma dotato di un grande fascino e di una eccezionale resistenza fisica e psicologica che gli consentirono di superare le innumerevoli avversità incontrate nella sua vita: veglie, digiuni, freddo, migliaia di chilometri percorsi a piedi, fu lapidato, flagellato cinque volte dagli ebrei e vergato tre volte dai romani, imprigionato per lunghi periodi.... Viaggiò incessantemente affrontando tutti i disagi immaginabili in quei tempi; riuscì anche ad uscire indenne da tre naufragi rimanendo un giorno ed una notte su di una tavola in balia del mare.

     Paolo era indubbiamente uomo di elevatissima intelligenza, dotato di capacità straordinarie arricchite da un grande talento creativo: nel primo viaggio, alcuni pagani vollero addirittura adorarlo avendolo creduto un dio (Hermes-Mercurio) per il modo in cui parlava. Era un contemplativo dotato però di tutta quella capacità raziocinante propria della cultura greca, un mistico capace contemporaneamente di affrontare anche i problemi pratici della organizzazione delle comunità che nascevano a seguito della sua predicazione. Questi gruppi erano spesso eterogenei, costituiti da ebrei e greci con i quali bisognava saper dialogare e ai quali era necessario presentare il nuovo messaggio rispettando le diverse sensibilità e i diversi retroterra culturali e religiosi. Gli stessi Atti degli Apostoli danno conto di questa sua capacità di comunicare con altrettanta efficacia con gli ebrei e con i greci : nel capitolo 21:37-40 e poi nel capitolo 22, parla prima in greco col tribuno romano e successivamente in ebraico agli abitanti di Antiochia; nel capitolo 13:16-41 si rivolge nella sinagoga agli abitanti ebrei di Antiochia di Pisidia esponendo quello che appare essere il suo primo vero discorso missionario; nel capitolo 17:16-34 lo vediamo parlare apertamente ad Atene nel mercato "con quelli che vi capitavano", con "filosofi epicurei e stoici" e poi lo vediamo condotto nell'Areopàgo dove pronuncia un discorso di fronte ai cittadini ateniesi.

     É molto probabile che Paolo giunse a Gerusalemme dopo la morte di Gesù e che non lo vide mai nel corso della sua vita terrena; è quasi altrettanto sicuro che ci sia giunto solo pochi anni dopo la morte di Gesù. A Gerusalemme fu discepolo di Gamaliele (Atti 22: 3); dati i suoi studi rabbinici o data la sua educazione o per entrambi i motivi egli divenne ciò che, con le sue stesse parole, può esser detto un rigido fariseo (Atti 23:6; 1 Corinzi 15:9). Prese parte alla lapidazione di Stefano (Atti 7:58) e divenne un agente del Sinedrio di Gerusalemme nella persecuzioni contro i cristiani (Atti 9:1 e ss)

Caravaggio:
La conversione di San Paolo

Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1571 ­1610), "La conversione di San Paolo" (1600-1601), olio su tela, cm 229 x 178, Cappella Cerasi, Chiesa di Santa Maria del Popolo, Roma.

LA CONVERSIONE DI PAOLO

     La conversione di Paolo fu il risultato della sua esperienza sulla via di Damasco. Gesù gli apparve e Paolo divenne cieco per pochi giorni, prima di essere guarito e battezzato da Anania ( Atti 9). Dopo la conversione fu incerto sul suo futuro: sembra da dapprima si sia recato per tre anni in Arabia, probabilmente nel regno dei Nabatei. (Atti 9 e Galati 1) Al suo ritorno cominciò a predicare Gesù a Damasco apertamente ai Giudei, dai quali incontrò inimicizia. Dopo la fuga da Damasco tornò a Gerusalemme per la prima volta, dopo che ne era partito per perseguitare i cristiani. In città non fu accolto favorevolmente tra i cristiani e tornò per pochi anni nella sua città natale di Tarso.

     Paolo fu tratto dall'oblio da Barnaba che lo portò ad Antiochia e gli procurò una posizione di maestro nella chiesa locale. Come compagno di Barnaba fu mandato a Gerusalemme con un'offerta. Dopo il loro ritorno ad Antiochia, Barnaba e Paolo furono incaricati dalla chiesa di Antiochia di predicare il Vangelo, dove non era stato ancora predicato.

I VIAGGI DI PAOLO
(Cliccare qui per vedere la cartina)

     Il primo viaggio missionario, (45-49), portò Paolo e Barnaba a Cipro, Perge, Antiochia di Pisidia, Licaonia. Il loro metodo era di predicare prima nelle sinagoghe delle città ai Giudei e di rivolgersi ai Gentili solo quando i Giudei avevano rifiutato il messaggio. Fu violenta l'ostilità mostrata dagli Ebrei della Licaonia. Alla fine del primo viaggio maturò la controversia riguardante l'obbligo per i Gentili di osservare la legge. La dottrina di Paolo, che non imponeva ai Gentili gli obblighi del Giudaismo, fu accettata dalla chiesa di Gerusalemme.

     Il secondo viaggio (49-52) fu intrapreso poco dopo il ritorno di Paolo e Barnaba ad Antiochia (At 15, 36- 18.21). L'inizio del viaggio fu guastato dal dissidio tra Paolo e Barnaba a proposito di Marco; il compagno di Paolo nel secondo viaggi fu Sila. Il secondo fu il più importante dei tre viaggi; dopo essere passato attraverso la Cilicia, la Licaonia, la Frigia e la Galazia, in seguito ad un sogno, Paolo predicò per la prima volta nel continente europeo. Il suo forzato ritiro da Berea fu all'origine della sua presenza in Atene, dove il suo discorso all'Areopago fece un'impressione molto superficiale. Da Atene si recò a Corinto, dove incontrò Priscila a Aquila. L'ostilità degli ebrei fu neutralizzata dall'indifferenza di Gallione e, durante un soggiorno di due anni, Paolo fondò la più importante delle sue chiese.

     Il terzo viaggio (53-58) fu iniziato dopo un breve ritorno ad Antiochia (At 18, 23 ­21,14). Paolo visitò la Frigia e la Galizia, ma la maggior parte del viaggio fu impiegata nella fondazione della Chiesa di Efeso. La visita in Asia mise Paolo a contatto con Apollo e con alcuni altri che avevano ricevuto il battesimo da Giovanni il Battista. Il tumulto degli orefici di Efeso è il primo esempio documentato dell'ostilità verso i cristiani da parte dei gentili. Non è sicuro se l'accenno di Paolo, nella prima epistola ai Corinzi, alla sua ³lotta contro le fiere ³ (1 Corinzi 15:32 ) sia da riferirsi al tumulto. I disordini della Chiesa di Corinto complicarono i suoi piani di viaggio.Scrisse crive da Efeso la sua prima lettera ai Corinzi quindi raggiunse la Macedonia dovescrisse la seconda. Dopo questo viaggio non ritornò ad Antiochia, ma raggiunse Gerusalemme, via Tiro. Il racconto dei suoi incontri con gli anziani di Efesoa Mileto e con i discepoli a Cesarea contiene preannunzi delle sofferenze che lo aspettano a Gerusalemme.

     A Gerusalemme la decisione del consiglio dei presbiteri di compiere riti di purificazione nel tempio fu l'occasione dei tumulti degli Ebrei che portarono all'arresto di Paolo e alla sua comparizione davanti al Sinedrio; per salvarlo dalla morte i Romani lo trasferirono a Cesarea.Il nuovo governatore Festo riaprì il processo, ma Paolo diffidente verso Festo, si appellà a Cesare. La nave su cui Paolo si imbarcò naufragò al largo della costa di Malta; scampato al naufragio l'Apostolo sbarcò a Pozzuoli nella primavera successiva. Gli Atti dicono che a Roma visse agli arresti domiciliari, (60-61) ma non riferiscono nulla sull'esito del processo. In questo periodo devono essere collocate le epistole della prigionia: Filemone, Colossesi, Efesini. Filippesi.

     Clemente Romano parla di un viaggio in Spagna, dopo la sua prigionia a Roma. Le lettere pastorali fanno pensare ad un altro viaggio ad Efeso. La sua seconda prigionia a Roma e la condanna a morte possono essere fissate prima della morte di Nerone verso il 67-68. Dal momento che era cittadino romano, la sua condanna fu eseguita mediante decapitazione.

Valentin de Boulogne:
San Paolo scrive le sue epistole

Valentin de Boulogne (ca.1594-1632), "San Paolo scrive le sue epistole" (ca. 1620), olio su tela, cm 97 x 133, Sarah Campbell Blaffer Foundation, Rice University, Houston, Texas.

LE EPISTOLE DI PAOLO

     Le 14 epistole (lettere) paoline, facenti parte del canone del Nuovo Testamento, furono indirizzate ai membri della Chiesa che avevano già una certa conoscenza del Vangelo. La scopo di queste lettere, quindi, non era tanto proselitistico, quanto regolatorio. L'ordine in cui le lettere appaiono nel Nuovo Testamento non è cronologico nettampoco geografico o alfabetico; le lettere appaiono in ordine discendente di lunghezza: dalla più lunga (Romani) alla più corta (Filemone). L'epistola agli Ebrei fà eccezione a questa regola ed appare alla fine della serie in quanto non è stato raggiunto un'accordo sul fatto che essa sia stata effettivamente scritta da Paolo.

LETTERA AI ROMANI
     Scritta ai cristiani di Roma, verso la fine del primo viaggio missionaria nel 57-58, da Corinto.

DUE LETTERE AI CORINZI
     La prima è scritta per porre rimedio ad alcuni abusi della comunità e per dare risposta a numerosi quesito postigli dai Corinzi. E dell'anno 55 e comunque prima del 57. La seconda è l'ultima di quattro lettere, di cui due non pervenute. Paolo tratta delle sue relazioni con la comunità e dà istruzioni per le elemosine in favore della Chiesa di Gerusalemme. Scritta tra la fine del 56 e il 57.

AI GALATI
     Ai cristiani della Galazia del nord. E' il vangelo della libertà. Ha molte somiglianze con la lettera ai Romani ed è stata scritta solo sei mesi prima, durante l'inverno del 57-58.

AGLI EFESINI
     Il tema della lettera è il disegno di Dio, fissato dall'eternità, eseguito da Gesù Cristo, rivelato all'Apostolo, spiegato alla Chiesa. Ha molte somiglianze con la lettera ai Colossesi. Scritta da Paolo durante la prima prigionia romana del 61-63. Secondo alcuni è una lettera circolare alla varie chiese. C'è chi pensa che non sia di Paolo.

AI FILIPPESI
     Ai cristiani di Filippi, scritta, secondo alcuni, da Efeso nello stesso periodo delle lettere ai Corinzi negli anni 56 o 57, secondo altri durante la prigionia romana del 61-63.

AI COLOSSESI
     Ai cristiani di Colossi nella Frigia. Dell'ultimo periodo della vita, durante la prigionia romana del 61-63.

DUE LETTERE AI TESSALONICESI
     Ai membri della chiesa di Tessalonica nella Macedonia. La prima è scritta negli inizi del 51. É il primo scritto da Paolo ed anche del Nuovo Testamento. E degli inizi del 51. La seconda è poco posteriore.

A FILEMONE
     La più breve lettera, appena un biglietto, scritta durante la prigionia romana.

TRE LETTERE PASTORALI (TITO, 1 e 2 TIMOTEO)
     Secondo alcuni studiosi le lettere non sarebbero di Paolo, ma della fine del primo secolo. Se sono di Paolo, la lettera a Tito e la prima a Timoteo sarebbero state scritte nel 63, durante la prima prigionia romana e la seconda a Timoteo nel 67, durante la seconda prigionia.

AGLI EBREI
     Fu scritta ai membri ebrei della Chiesa, per persuaderli che gli aspetti significativi della legge di Mosè erano stati adempiuti in Cristo, e che la legge superiore di Cristo li aveva rimpiazzati. Quest'epistola fu probabilmente scritta da Paolo al ritorno dalla sua terza missione (ca. 60) quando riscontrò tra i membri di Gerusalemme usanze e credenze ancorate nella antica tradizione ebraica. Lo stile letterario di questa lettera sembra essere differente dalle altre epistole paoline, ma l'ideologia è certamente quella di Paolo.

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